Giornalismo
& Comunicazione

Dal Tirreno del 7 aprile 2016

Anime sospese Storie di migranti e di accoglienza

di EMILIO GUARIGLIA Corrono tempi duri. E i tempi duri, si sa, sono brodo di coltura ideale per divisioni e cattiverie. Son tempi da guerra fra poveri. La terribile vicenda di profughi e migranti, in questo senso, è paradigma planetario. Nell’Europa dei governi impotenti di fronte all’onda della disperazione umana, l’unica certezza è il crescere inarrestabile della paura, meglio se alimentata ad arte dalle menzogne o dalle mezze verità di chi sulla paura costruisce fortune. È per questa ragione che tra un tiggì ansiogeno, la ferocia apodittica di un comizio, una veloce immagine choc e un rapido appello del papa alla misericordia – insomma nella valanga quotidiana dell’informazione schizofrenica mordi e fuggi – va salutato come una boccata di ossigeno un libriccino fresco di stampa, tutto fatto in Grosseto. È grossetana l’autrice, la giornalista Clelia Pettini, addetta stampa del Coeso; è amiatino l’editore, Effigi di Castel del Piano; sono raccolte in provincia di Grosseto le testimonianze attraverso le quali si dipana il racconto. Il libro s’intitola “Anime sospese. Storie di migranti e del loro percorso di accoglienza”. E – caso raro in questi tempi duri – prova a riportare la questione dei migranti nell’ambito più elementare, quello della razionalità. Cercando di tener lontani i preconcetti, in un senso o nell’altro, Clelia – per vocazione ed esordi di carriera cronista di razza – raccoglie le voci e le storie di profughi in transito in Maremma e le alterna con quelle di operatori addetti ad accoglierli nelle strutture predisposte dalle istituzioni. Esattamente come Giovanni, uno degli operatori intervistati che un po’ alla volta capisce come a farsi troppo coinvolgere dalle emozioni, in questo lavoro, si rischi di far danno, l’autrice registra e racconta mantenendo sempre «la giusta distanza». In questo modo, e solo così, può emergere la realtà. La realtà di Abdoulie, di Imed, di Razak… E quella di Giovanni, di Sara, di Lucia. Entrambe, quella dei profughi e quella degli operatori, fatte di luci e di ombre, di dolori, di ansie, di speranze, di difficoltà quotidiane. Di piccole vittorie e di grandi sconfitte, di bene e di male. Persone normali, insomma, da un parte e dall’altra, che il destino fa incrociare su uno dei terreni più infuocati dell’epoca nostra. Storie belle e meno belle, a volte commoventi, sempre sincere, narrate in una lingua semplice e di qualità, con empatia ed equilibrio. Ma soprattutto storie utilissime per capire. Non a caso il libro, 110 pagine puntellate da colorate e toccanti lettere di migranti, si conclude con quattro facciate dedicate – con piglio scientifico – alla demolizione dei luoghi comuni. Perché nulla, di fronte a una tragedia di queste proporzioni, può causare più danni di luoghi comuni e pregiudizi. E nulla può invece essere più utile di uno sguardo, intelligente e coinvolto, “dalla giusta distanza” come quello di Clelia sulle sue Anime sospese.

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La Nazione del  5 aprile 2016

Anime sospese e storie diverse. I racconti nel libro di Clelia Pettini

“Anime sospese. Storie di migranti e del loro percorso di accoglienza”. Il libro scritto dalla giornalista Clelia Pettini è uno straordinario documento nato da esperienze vissute in prima persona da chi ha saputo ascoltare certi racconti con il cuore, con la testa e con la sensibilità che è dote di pochi. (…)

 

 

 

 

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