Quanto si può sacrificare per amore?

Quanto si può sacrificare per amore?

Fin dove può portare l’amore? Cosa ci può far sopportare, cosa si può sacrificare per un essere altro da noi? La domanda corre lungo le pagine di questo romanzo di David Grossman “L’amore gioca con me” (Oscar Mondadori). Un romanzo in cui il tema della memoria e quello dell’abbandono si intrecciano in un continuo passaggio dalla storia – quella di una famiglia scombinata, come tante – alla Storia. È una storia di contrasti, personali e ideali, in cui l’isola di Goli Otok, campo di prigionia dove Tito confinava, ai lavori forzati, i dissidenti, diventa essa stessa un personaggio. Complesso e strutturato come i quattro personaggi principali, tra cui emerge con meravigliosa forza Vera (ispirata a una reale amica dell’autore, Eva Nahir Panić), che è portatrice della memoria storica ed esempio tangibile della potenza dei sentimenti. Accanto c’è Nina e la memoria intesa come capacità di ricordare e custodire su cui incombe, pesante come un macigno dell’isola di Goli Otok, la malattia. Romanzo potente, che gioca intorno ai conflitti, piccoli e grandi, e che si allenta, forse, un po’ sul finale alla ricerca del miglior “lieto fine” possibile.